Dettaglio dossier

Contesti Territoriali e Indice di Operatività

I Contesti Territoriali possono essere definiti come un insieme di Comuni limitrofi in cui le attività di riduzione del rischio ai fini di protezione civile, in particolare la pianificazione e conseguente gestione dell’emergenza, vengono esercitate in modo unitario.

In questo modo viene incentivata la cooperazione tra aree territoriali limitrofe e favorito il miglioramento delle capacità di governance multilivello, avviando il percorso stabilito dalla Legge n. 135 del 2012 – "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” – che prevede, per le realtà comunali di piccola dimensione, l’esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali dei Comuni, tra cui quella di protezione civile.

Il Codice della protezione civile del 2018 ha stabilito che devono essere fissati criteri generali per la definizione, da parte delle Regioni, di “Ambiti Territoriali e Organizzativi Ottimali” per l’esercizio della funzione di protezione civile a livello territoriale (articolo 3, comma 3 e articolo 11, comma 3).

Questi ambiti devono essere individuati dal Piano regionale di protezione civile e sono oggetto di pianificazione di protezione civile, intesa anche come definizione della strategia operativa e del modello di intervento.

Nell’ambito del Programma per la riduzione del rischio inquadrato nel PON Governance 2014-2020, il Dipartimento della Protezione Civile ha sviluppato per le Regioni beneficiarie –  Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – una metodologia per l’individuazione di tali ambiti ottimali, chiamati appunto "Contesti Territoriali". Questa metodologia è ovviamente disponibile per tutte le Regioni italiane.

I Contesti Territoriali sono individuati a partire dalle principali geografie dei sistemi territoriali esistenti a livello nazionale e regionale, con particolare riguardo ai Sistemi Locali del Lavoro definiti dall’Istituto Nazionale di Statistica.

I Sistemi Locali del Lavoro rappresentano una griglia territoriale i cui confini, indipendentemente dall’articolazione amministrativa del territorio, sono definiti utilizzando i flussi degli spostamenti giornalieri casa-lavoro rilevati in occasione dei censimenti generali della popolazione e delle abitazioni. Ogni Sistema Locale è quindi il luogo in cui la popolazione risiede e lavora e dove esercita la maggior parte delle relazioni sociali ed economiche.

L’individuazione dei Contesti Territoriali tiene conto anche delle diverse forme di cooperazione già esistenti in tema di protezione civile, come le Unioni di Comuni – ente territoriale costituito da due o più comuni per l'esercizio congiunto di funzioni o servizi di competenza comunale (Decreto Legislativo n. 267 del 2000) – e le sedi dei Centri Operativi Misti (COM), definite dalle Prefetture per la gestione dell’emergenza in ambiti sovracomunali.

La metodologia generale di definizione è ripetibile e applicabile nelle diverse realtà regionali con opportuni adattamenti.

 

All’interno del Programma per la riduzione del rischio, i Contesti Territoriali rappresentano il riferimento principale per le attività legate al tema della pianificazione dell’emergenza o di protezione civile, in particolare per l’individuazione e l’analisi del sistema strutturale di gestione dell’emergenza e per la valutazione della sua operatività, cioè dell’efficienza degli elementi fisici in caso di evento.

Gli elementi fisici fondamentali del Contesto Territoriale  – edifici strategici, aree di emergenza, infrastrutture viarie di accesso e connessione – vengono individuati a partire dalle analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dei Comuni appartenenti allo stesso Contesto Territoriale.

L’operatività del sistema viene valutata attraverso metodologie che elaborano un gran numero di informazioni, relative alle diverse pericolosità del territorio, alla vulnerabilità delle strutture e alla percorribilità viaria, che consente alla fine di attribuire un Indice di Operatività del Contesto Territoriale (IOCT), evidenziando le criticità e favorendo quindi l’adozione di interventi finalizzati a migliorare l’operatività complessiva del sistema (miglioramento o adeguamento sismico degli edifici, interventi di consolidamento, protezione e/o sistemazione di assi stradali, ecc.).

Per fare questo, il sistema di gestione dell’emergenza strutturale viene assimilato a una rete, costituita da nodi e archi di collegamento che schematizzano i seguenti elementi:

  • Edifici Strategici fondamentali (ES): Centro Operativo Misto (ES1), Soccorso Sanitario (ES2) e Intervento Operativo (ES3);
  • Centri Operativi Comunali (COC);
  • Aree di Emergenza (AE): di Ricovero (AR) e di Ammassamento (AA);
  • Infrastrutture di Connessione (AC) tra gli elementi del Contesto e di accessibilità dall’esterno.

Insieme ai Contesti Territoriali (CT) sono individuati anche i Comuni di Riferimento (CR), ossia le realtà urbane più rilevanti per il contesto al quale appartengono e che per questo assumono un carattere prioritario per la programmazione degli interventi mirati al miglioramento dell’operatività del sistema di gestione dell’emergenza del Contesto Territoriale.

Nel Comune di Riferimento, tipicamente, si trovano gli Edifici Strategici fondamentali per le funzioni svolte: coordinamento interventi, interventi di soccorso, soccorso sanitario.